La lettura ad alta voce: perché iniziare fin dai primi mesi di vita
E’ ormai cosa risaputa come il bambino, già dal periodo gestazionale, sia in grado di riconoscere la voce materna e rispondere attivamente ad essa, cercando con il movimento del viso e dello sguardo la fonte da dove giunge il suono che ri-conosce. Le ricerche portate avanti da diversi studiosi ed anche dall’Gruppo appartenente al Progetto di Nati Per Leggere (NPL), formato da pediatri, bibliotecari, pedagogisti e psicologi, evidenziano che intervenire precocemente con la lettura ad alta voce significa sostenere, stimolare e rinforzare il legame di attaccamento tra l’adulto/care–giver e il bambino.
Perché intervenire precocemente?
Le prime epoche della vita, dalla fase embrio-fetale ai primi anni di vita, sono cruciali per lo sviluppo delle competenze e l’acquisizione di nuove capacità, a causa del modellamento precoce delle basi neurobiologiche di funzioni quali il linguaggio e la relazione. Da una ricerca è stato dimostrato che la voce materna rivolta al proprio bambino o alla propria bambina, fin dai primi giorni di vita, è capace di stimolare l’attività neuronale della regione orbito frontale dx del cervello del neonato, regione particolarmente importante nello sviluppo delle funzioni emotive. Non possiamo infatti scindere educazione, cura ed attaccamento, vedendo il libro e la voce narrante come uno “strumento” di mediazione tra l’adulto e il piccolo. Gli studi ci rivelano che lo stile d’attaccamento predice sia lo sviluppo del linguaggio, sia la quantità e la qualità delle interazioni tra genitore e bambino. Quindi una relazione sicura può migliorare le abilità necessarie all’alfabetizzazione emotiva.
Oggi possiamo dire che il linguaggio materno ha un’influenza sullo sviluppo socio affettivo. Possiamo parlare di intelligenza emotiva, ovvero di connessioni tra pensiero ed emozione.
Cosa succede nell’area cognitiva del bambino?
Nei primi anni di vita c’è una ricchissima produzione di sinapsi tra le aree corticali interessate alle abilità della lettura, capacità fondamentale da mantenere anche nei contesti educativi , come ad esempio i nidi d’infanzia, vedendo tali azioni finalizzate ad intervenire precocemente nei disturbi o ritardo del linguaggio.
Stern affermava: “L’intonazione della voce materna è una forma di contenimento, come tenerlo in braccio con le parole, con il ritmo dei suoni alti e bassi, le pause, la lentezza di un dialogo: un monologo che contiene e, nel farlo, costituisce un forte legame affettivo. Nella sua lentezza dà al bambino la possibilità di elaborarlo e farlo proprio.”
Come facilitatrice del gruppo regionale di NPL posso confermare che è determinante avvicinare ed educare i bambini nei primi anni di vita all’ascolto, considerando che questo canale possa permettere a genitori ed educatori, di potenziare nei piccoli competenze cognitive associate alla lettura, quali memoria, creatività, comprensione e linguaggio, assicurando sempre più lo sviluppo e la persistenza di specifiche connessioni neuronali.
Alcuni suggerimenti
Il suggerimento principale che posso dare ai genitori, e quando possibile anche agli educatori, è di leggere in una vicinanza fisica, emotiva e relazionale con l’attenzione che possa via via essere il bambino a completare le frasi del libro dalle quali nasce la storia, facilitandolo nel mettere in relazione parole e immagini che sosterranno un pensiero creativo e autonomo. Il creare delle immagini significa costruire un proprio pensiero, che si incontrerà con quello dell’altro nel rispetto di un tempo e un ritmo personale. Gli studi collegabili al progetto di NPL affermano che, iniziando la lettura in età precoce, c’è un’influenza positiva e duratura nel tempo in relazione allo sviluppo emotivo, affettivo e relazionale.
Per quanto riguarda l’area cognitiva, i predittori a lungo termine hanno messo in relazione ricerche che evidenziano una maggiore capacità di acquisizione di competenze della letto-scrittura, così come anche una ricaduta nella sfera sociale ed economica.
Possiamo quindi affermare con certezza che la lettura influisce sullo sviluppo del linguaggio orale (aumento del vocabolario, associazione oggetto/nome). Anche nel momento in cui i bambini inizieranno la scuola primaria, avranno una maggiore competenza fonologica (saranno in grado di “manipolare” i suoni della lingua parlata e avere una più ampia comprensione della loro struttura) ed una crescita anche nel linguaggio scritto.
Leggere ad alta voce fin dai primi mesi significa anche ESSERCI, ovvero so-stare nella relazione dove l’adulto è veicolo della costruzione del legame d’attaccamento essendo co-costruttore di una relazione partecipata e costruttiva e non di chiusura ed evitamento (come purtroppo a volte accade quando la relazione è prevalentemente sostituita dal mondo digitale).
La presenza dell’adulto nei diversi contesti (educativi e familiari) assume una valenza di contenimento, rassicurazione ed allo stesso tempo sostiene il bambino nel percorso alla costruzione della sua identità. Nel narrare , condividere ed ascoltare, il bambino impara a riconoscere le proprie ed altrui emozioni specchiandosi in un adulto che è in grado di infondergli la possibilità di iniziare a credere come tutte le diverse emozioni possono essere accettate e sperimentate… e sentirsi non solo amato, ma anche abile.
“Non è necessario che il bambino sappia parlare per recitargli una filastrocca, perché questo è uno strumento fondamentale per il suo sviluppo cognitivo fin dai suoi primi momenti di vita. Il bambino ha una sensibilità per i ritmi naturali e i linguaggi gestuali. I suoni onomatopeici, il ritmo, la musicalità ripetuta sostengono la memoria nel piccolo e sviluppano la capacità cognitiva, compreso l’uso del linguaggio.” Bruno Tognolini
A cura della Dott.ssa Licia Vasta, Pedagogista psicoanalitica, Formatrice, Counselor Supervisor, Mediatrice familiare e Coordinatrice di Asilo Nido.
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Bibliografia
Daniel Stern, Il mondo interpersonale del bambino, Bollati Boringhieri, 1992