Uno psicologo a scuola: quanti bisogni diversi?
A cura di Dott.ssa Giulia Tortorelli, Psicologa, Psicoterapeuta e Formatrice
Ad ognuno di noi è capitato almeno una volta di ripensare, a distanza di anni, a qualche esperienza vissuta tra i banchi di scuola: il compagno o la compagna del cuore, i prof e le loro particolarità, quella gita in cui è sbocciato un amore o qualcuno che in quell'occasione l’ha combinata grossa, l’interrogazione portata a casa per il rotto della cuffia o il compito in cui abbiamo superato noi stessi.
Ma anche alla cartella pesante, la strada percorsa tutte le mattine per arrivare in classe, le merende barattate, le giornate di sciopero, i pomeriggi a studiare da soli o in compagnia, il collaboratore scolastico “dalla parte degli studenti”…e ancora: i colloqui amati e odiati, le pagelle, la scelta sacrosanta del diario, i bigliettini che passavano di banco in banco, il primo e l’ultimo giorno di scuola.
La scuola: un ponte verso il mondo
Potremmo andare avanti nel rievocare ricordi di noi stessi alle prese con un lungo percorso di sviluppo ed educazione che ci ha accompagnato per tanti anni, tra i più formativi della nostra vita. Formativi non solo dal punto di vista della cultura generale e delle competenze specifiche di ogni materia: la scuola è un universo molto più ricco.
Relazioni tra pari diversi dai fratelli o sorelle, scambi con altri adulti che non siano genitori e nonni, responsabilità ed impegno, scoperta di ciò che ci piace o meno, emozioni in circolo che accompagnano tutti questi passaggi. Nel mondo "scuola" ci entriamo da piccolissimi e ne usciamo giovani donne e uomini, attraversando cambiamenti fisici, caratteriali, generazionali incredibili e sempre più veloci.
Oggi il famoso diario che costituiva il simbolo dell’anno scolastico in corso (spesso più pieno di disegni e frasi tra amici che di compiti!) si è trasformato in registro elettronico; l’offerta formativa tra cui possono scegliere i ragazzi è decisamente più ampia rendendo ancora più utile un adeguato orientamento alla scelta che tenga conto delle peculiarità del singolo studente; la composizione stessa delle classi si è arricchita di una multietnicità che anni fa non c’era, così come non esistevano gli smartphone e i social.
Senza contare i necessari ulteriori adattamenti richiesti negli ultimi anni dalla pandemia (mascherine, distanze fisiche, DAD, nuove modalità di svolgimento degli esami…). Insomma, se consideriamo la scuola come un microcosmo, nel giro di una generazione sono avvenute vere e proprie rivoluzioni, di fronte alle quali è importante stare al passo non solo per offrire qualità educativa ma anche per non perdere “la connessione” con i protagonisti di tutto ciò: i bambini e ragazzi, le loro famiglie, gli insegnanti che li seguono giorno per giorno.
Un'ambiente educativo ricco
Mi sono resa conto ancora meglio di questo proprio grazie all’esperienza di psicologa scolastica svolta negli ultimi anni presso un superiore della Provincia di Padova. Ho incontrato un panorama davvero cambiato rispetto a ciò che ricordavo da studente, allo stesso tempo però ho riscontrato un filo rosso che pur modificandosi con i tempi resta sempre vivo: il bisogno di ASCOLTO, di intrattenere RELAZIONI SANE e NUTRIENTI proprio nell’ambiente in cui i piccoli e grandi trascorrono la maggior parte del loro tempo. E con “grandi” intendo anche tutto il panorama di maestri, docenti, personale, dirigenti, insegnanti di sostegno… che tanto quanto i ragazzi hanno il diritto di essere messi nelle migliori condizioni possibili per svolgere un compito arduo e di grande responsabilità: crescere e formare il futuro.
Nella mia esperienza a scuola ho avuto l’occasione di interfacciarmi tanto con il singolo studente quanto con l’intera classe o con il corpo docenti. C’è stato bisogno di confrontarsi rispetto alla scelta orientativa professionale così come in merito al clima di gruppo tra coetanei, è stato dato spazio agli insegnati di esprimere dubbi, domande, perplessità e fatiche per creare uno spazio tutto per loro in cui depositare vissuti comuni spesso non condivisi, così da liberarli e cercare di alleggerirli un po’. Ho incontrato anche qualche genitore, ulteriore importante attore in gioco nel grande palcoscenico della scuola.
Come aiutare mio figlio/mia figlia che sta attraversando una fase delicata? Come essere accanto senza sovrapporsi? Come capirsi di più? I bisogni, a quanto pare, si confermano numerosi e variegati! Questo perché lo psicologo a scuola, pur con le competenze e le conoscenze specifiche che è importante che metta in campo, ha sempre e comunque a che fare con le vite delle persone, di cui la scuola è un tassello fondamentale (per ciascuno in modo diverso). A volte prende corpo una freschezza, nel parlare con i ragazzi, che come professionisti non sempre ci concediamo nei nostri studi. Altre volte sentiamo addosso tutta la responsabilità e la delicatezza del nostro ruolo, avendo a che fare con minori (in senso anagrafico) che meritano di essere sostenuti e tutelati al massimo.
Insomma, uno psicologo a scuola può davvero essere una risorsa essenziale e per fortuna sempre più richiesta e riconosciuta, un facilitatore di dinamiche complesse che nella scuola di realizzano e si mantengono spesso per tanti anni, motivo in più per cui vale la pena lavorarci!
E tu, se tornassi a scuola, cosa vorresti?