L’importanza dell’esperienzialità grafo-motoria alla scuola dell’infanzia
A cura di Dott.ssa Marina Pavesi –Formatrice e Psicomotricista- Studio di Psicomotricità “La Capriola”
In questi anni nella scuola primaria si assiste sempre più frequentemente alla comparsa di difficoltà legate all’esecuzione grafo-motoria della scrittura e, se da un lato ad essere interessati sono bambini che, dopo un corretto iter diagnostico vengono identificati come disgrafici, cioè caratterizzati da un DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento), dall’altro troviamo un gruppo di bambini che non presentano un disturbo del neurosviluppo, anche se presentano difficoltà di natura esecutiva.
Se per i primi quindi la disfunzione neurobiologica alla base del disturbo interferisce con il normale processo di acquisizione della scrittura, per i secondi tali difficoltà appaiono essere più di natura ambientale, ovvero collegate al tipo di didattica proposta per l’acquisizione di quella competenza.
Il ruolo delle proposte didattiche viene infatti sottolineato dal MIUR stesso nelle linee guida per il Diritto allo Studio degli alunni e degli studenti con DSA (DM 5669/2011) con particolare riferimento alle attività propedeutiche da perseguire nel ciclo della scuola dell’infanzia. Riportando quanto affermato dalle linee guida MIUR: “Si dovrà privilegiare l’uso di metodologie di carattere operativo su quelle di carattere trasmissivo, dare importanza all’attività psicomotoria, stimolare l’espressione attraverso tutti i linguaggi… E’ bene ricordare che l’uso eccessivo di schede prestampate, a volte decisamente poco originali, smorza la creatività e l’espressività del bambino” (MIUR, 2011).
Il ministero richiama l’attenzione alla metodologia basata sull’apprendimento attraverso la via corporea in accordo con le più moderne ricerche in ambito neuro-scientifico che potremmo richiudere nel filone dell’EMBODIED COGNITION, secondo cui ogni forma di conoscenza passa attraverso l’esperienza corporea. In accordo con quello che la psicomotricità propone da sempre, ora è lo stesso MIUR ad invitare gli insegnanti a promuovere le attività grafo-motorie: “la forma grafica, che poi diverrà segno grafico della scrittura, viene costruita mediante una pluralità ed una complessità di atti che portano alla raffigurazione di un’immagine mentale. Le esercitazioni su schede prestampate dove compaiono lettere da ricalcare o da completare non giovano all’assunzione di tale compito. La forma grafica deve essere ben percepita e ricreata con la fantasia immaginativa del bambino, meglio se sperimentata attraverso il corpo (per es. fatta tracciare sul pavimento camminando o in aria con le mani…)”(MIUR, 2011).
Se il ruolo della didattica per il corretto sviluppo dei prerequisiti alla scrittura risulta fondamentale, quali sono allora i punti chiave da tener presente?
1. NO ALLA SOVRAESPOSIZIONE ALLE SCHEDE PREGRAFICHE soprattutto se non sono state anticipate da un lavoro di apprendimento corporeo.
2. L’APPRENDIMENTO AVVIENE SEMPRE IN PRESENZA DI UNA SPINTA MOTIVAZIONALE: i bambini vanno incuriositi e motivati a cimentarsi nelle attività grafiche, attraverso la presentazione iniziale di proposte generali, esperite con tutto il corpo, per passare poi gradualmente a quelle più strutturate che conducono infine a sperimentare lo spazio del quaderno. Le attività devono mantenersi sempre divertenti ed interessanti per raggiungere il giusto investimento da parte del bambino.
SI allora alla sperimentazione a pavimento o a muro attraverso grandi formati.
NO alla presentazione di superfici grafiche sempre uguali e soprattutto statiche come il foglio A4, che è un formato utilissimo per avvicinare il bambino alla realtà della gestione dello spazio del quaderno, ma che non può costituirsi come unica superficie grafica.
SI alle esperienze con materiali grafici inusuali che consentano la sperimentazione ludica e creativa, come le farine, l’acqua, le schiume, le stoffe ecc.
NO all’uso esclusivo di matite e pennarelli.
3. I TRACCIATI GRAFICI MATURANO SECONDO L’ORDINE DELLO SVILUPPO NEURO-MOTORIO: prima di presentare una sequenzialità nei tracciati è bene conoscere come si articolano nelle tappe di sviluppo. Ad es. presentare il tracciato intrecciato prima di quello curvilineo è metodologicamente errato perché nello sviluppo neuro-motorio prima compare la capacità di tracciare un linea curva e solo poi l’intreccio (per un approfondimento si rimanda al testo "Psicomotricità e grafismo", F. Boscaini, Cosenza, 1995).
4. LA GRAFOMOTRICITA’ E’ UNA FUNZIONE INSITA NELL’ESSERE UMANO che, riprendendo la definizione di Boscaini: “permette di tracciare un messaggio di qualsiasi tipo in uno spazio determinato grazie ai movimenti combinati del braccio e della mano in stretta connessione con la globalità del corpo, primo luogo di espressione della vita emotiva, cognitiva e di relazione” (Boscaini, 1995). La grafomotricità allora si configura come possibilità di sperimentarsi e di esprimere il proprio mondo interiore attraverso la traccia che si imprime su qualsiasi superfice che consenta di registrarla. Attraverso la traccia la persona testimonia la propria esistenza. Se la grafomotricità costituisce la possibilità di testimoniare la propria presenza nel mondo va da se’ che questo canale espressivo vada coltivato non solo con l’obiettivo di promuovere prerequisiti scolastici ma anzitutto come via per promuovere la piena autodeterminazione dell’individuo.
SI allora ad esperienze grafo-motorie nella loro piena connotazione espressiva sin dal primo giorno di scuola.
NO alla stimolazione pregrafica in una mera ottica di addestramento.
SI al rispetto dei tempi di ognuno.
NO alla proposta di esperienze con l’attesa che tutti si debbano adeguare apportando il risultato che ci si attendeva, anziché valorizzare il contribuito che ognuno ha donato attraverso la propria unicità.
Concluderei con questa riflessione: avendo ben chiare le teorie a cui il nostro Ministero fa riferimento, poiché senza una scientificità nel proprio agire l’intervento non può dirsi pedagogicamente fondato, è importante che l’insegnante per promuovere apprendimento, sappia coinvolgere autenticamente i propri bambini; questo può avvenire soltanto in una relazione fondata sul riconoscimento dei tempi, dei bisogni e delle potenzialità ancora da sviluppare di ogni bambino.
Bibliografia
- DM N. 5669/2011 “Linee Guida per il Diritto allo Studio degli alunni e degli studenti con DSA”
- Regione Veneto e Ufficio Scolastico Regionale del Veneto 02/2014 “Protocollo d’intesa per le attività di identificazione precoce dei casi sospetti di DSA
- Consensus Conference 2007- 2011
- Ajuriaguerra de, J., Auzias, M., Coumes, F., Denner, A., Lavondes, V., Perron, R., & Stambak, M. (1964). L’évolution de l’écriture et ses difficultés. Paris et Neuchâtel: Delachaux et Niestlé.
- Arnheim, R. (2018). Arte e percezione visiva. Milano: Feltrinelli.
- Auziaz, M. (1991). I disturbi della scrittura nel bambino. Verona: Libreria Universitaria.
- Bianchi, D. & Mainardi, M. (2006). Disegnatori si nasce si diventa. Repubblica e Cantone Ticino: Centro didattico cantonale.
- Boscaini, F. (2008), Psicomotricità e grafismo. Dalla grafomotricità alla scrittura, Cosenza: AISIS.
- Boscolo, P. (2012). La fatica e il piacere di imparare. Psicologia della motivazione scolastica. Torino: UTET.
- Cattafesta, S. (a cura di) (2018), Psicomotricità, Trento: Reverdito.
- Delaini, C. (2018), Dalla Grafomotricità alla scrittura, Verona: CISERPP ed.