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Genitori, Insegnanti, Educatori

“Il Signor Errore”: Maestro di scoperte e apprendimenti

Quante volte ci è capitato di sbagliare e questo ci ha portato a trovare una nuova soluzione dovendo ripartire?

Credo che questa esperienza appartenga a molti, ognuno con la propria storia e col proprio sentire. Fare tesoro dell’errore, non rimanendo ancorati ad un sentimento di “fallimento”, di stop ma, propendendo ad altro, è ciò che permette davvero di migliorarci sia emotivamente che cognitivamente.  

Se come adulti e ancor più come genitori, percepiamo come vera questa convinzione, potremmo accompagnare anche i nostri bambini e le nostre bambine ad accettare che, non sempre tutto avviene così come vorremmo fin da subito, ma che spesso si deve precedere per tentativi ed errori. Si inciampa e si cade prima di imparare a camminare eppure, ogni volta ci si rialza mossi da una spinta più forte. E’ proprio Maria Montessori che ci invita a chiamarlo “Il Signor Errore” mostrandone la sua grande importanza e suggerendo di «avere verso l’errore un atteggiamento amichevole e considerarlo come un compagno che vive con noi e che ha un suo scopo».

Il NON giudizio

Sapere di “poter” sbagliare permette di superare la paura del giudizio che è spesso ciò ci frena nella scoperta e nella sperimentazione e permette a noi e ai nostri bambini di poter recuperare, laddove sia necessario, superando la frustrazione dell’errore, potendo considerarlo come un "possibile" incidente di percorso, che può far parte del viaggio.

STARE accanto ai bambini e alle bambine nell’errore

In questo, bambine e bambini possono essere dei grandi maestri per noi adulti. Essi ci permettono, osservandoli, di capire che l’errore è davvero un grande maestro che non ci giudica ma al contrario ci permette di riflettere per superarlo.

“Stare” con loro in questi momenti, significa rimanere accanto a loro in silenzio, facendo un passo indietro. Sospendendo le parole, il nostro modo di vedere le cose, per permettere, in autonomia, di trovare la propria soluzione. Solo allora, quando saranno loro stessi a cercare il nostro sguardo, soddisfatti già del proprio successo, potremmo gioire insieme, con la nostra presenza.

Se vi prestiamo attenzione, bambine e bambini sperimentano giochi e materiali, senza chiedere all'adulto cosa fare con quell’oggetto. Questo è un momento particolarmente importante perché è proprio in queste esperienze che se il  genitore o l'educatore vuole sostenere il gioco come possibilità di crescita, deve fare attenzione a non intervenire col proprio modo di “vedere” le cose.

Frasi similari le abbiamo più o meno pronunciate tutti:

«Non fare così …vedi puoi fare in questo modo», «Si fa così»,  «Questo oggetto si usa così e serve a questo».

Si tratta di “consigli” che sono assolutamente leciti e spontanei, e fanno riferimento per noi adulti alla nostra più recente esperienza di figli, ma è proprio in questi momenti che possiamo toccare il confine tra “sostenere” e il “sostituirsi" ai più piccoli e ai loro processi di apprendimento.

Come genitori possiamo sostenere, incoraggiare, calmare nei momenti disappunto i nostri figli e le nostre figlie, trasmettendo loro la nostra fiducia nel loro “saper fare”. In questo modo andremo a rafforzare la loro autostima e senso di autoefficacia.

Il “Fare” e “Disfare”

Fin da piccoli i bambini, se li osserviamo, ci insegnano che ogni cosa che sperimentano passa dall'errore e dal modo in cui lo affrontano possiamo capire meglio come aiutarli ad andare oltre. Intorno ai due anni quando il gioco del bambino si arricchisce della forma simbolica e della capacità di immaginare li vediamo impegnati a costruire e distruggere, fare e disfare.

Alzano con impegno e concentrazione torri altissime e poco dopo altrettanto orgogliosi le spazzano via per poi ricominciare subito con una nuova creazione. Cercano di riempire e svuotare contenitori di ogni genere, come piccoli scienziati fanno esperienza di forme, pesi, consistenze. Trasportano carichi e trovano il modo di raggiungere ciò che desiderano, sempre attraverso prove e tentativi.

Questo continuo fare e disfare diventa un’importante “palestra naturale”, un allenamento che permette loro (e anche a noi come adulti) di cogliere il valore dell'errore inteso non come una sconfitta ma come una nuova ripartenza e nuova possibilità.

“Gli errori sono porte verso la scoperta” James Joyce “Ulisse” 1922

A cura di Dott.ssa Francesca Zanella, Pedagogista, Formatrice e Counselor – Co-Fondatrice Il Circo della Farfalla

Se ti è piaciuto questo articolo, leggi anche Lo facciamo insieme, vuoi?

Bibliografia:

  • Maria Montessori, La mente del bambino, Garzanti, 1999 (ed. originale 1948)
  • Maria Motessori, Educare alla libertà, Mondadori,2008,pag 245
  • James Joice, Ulisse, La nave di Teseo, 2020

 

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