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Genitori

Il Ruolo Paterno oggi e l’Alleanza nella coppia

Articolo a cura di: Dott.ssa Marisol Trematore, Pedagogista e Formatrice

Fino agli anni ’60-’70 il ruolo del padre era ben distinto, se non quasi opposto, a quello materno; in seguito, i modelli genitoriali hanno iniziato a modificarsi fino a diventare molto più flessibili di un tempo.

Oggi l’accudimento dei figli e il mantenimento economico della famiglia, così come la sensibilità ai bisogni affettivi dei bambini, non sono più limitati solo al padre o solo alla madre, ma riguardano entrambi con alternanza di funzioni, compiti e responsabilità.

Siamo molto lontani dai padri di un tempo: figure austere, rigide, autoritarie ed emotivamente distanti dalla vita dei bambini; il cambiamento di ruolo è forte e pone davanti agli occhi dei padri di oggi molte domande, sul come comportarsi, sul quanto ma soprattutto sul come esserci, sul modo di educare i figli, sul ricercare uno stile educativo in linea a questa grande trasformazione culturale.

Essere padre...oggi.

Al padre di oggi vengono riconosciute una pluralità di funzioni: è sostegno economico, modello di identità sessuale, capace di relazioni di cura e responsabile dell’educazione dei figli. Tutti gli autori contemporanei che si occupano di educazione, sono concordi nel ritenere che il rapporto padre-figlio si struttura fin dalla nascita del bambino, parallelamente a quello madre-figlio; pare che alla vista dei loro neonati la maggioranza dei padri reagisca con una sorta di innamoramento immediato, cui è stato dato il nome di “engrossment”, termine francese che indica il totale assorbimento del papà nel neonato.

Tuttavia, ancora oggi, nel mio lavoro di counselor e consulente pedagogica, incontro famiglie in cui la cura e la gestione dei figli restano aspetti esclusivi della donna… La domanda che faccio a queste coppie genitoriali è: “Quanto e come vi aiutate l’uno con l’altro? Come condividete e vi dividete i compiti quotidiani con i figli? L’uomo quali responsabilità si sente in qualità di padre? E la donna quanto sa chiedere aiuto e lasciarsi aiutare dal suo partner?”

Come ben sappiamo, i primi mesi di vita sono caratterizzati da una “fase simbiotica madre-bambino”: in questo periodo è la mamma che trascorre la maggior parte del suo tempo “pelle a pelle” con il neonato; ma è anche proprio in questa fase che il padre dovrebbe entrare delicatamente nella relazione.

A volte farlo risulta difficile e c’è bisogno di apertura e volontà da entrambe i partner.

I padri giocano un ruolo fondamentale: rendono possibile alla madre ed al bambino il passaggio dall’iniziale fase simbiotica di indifferenziazione, durante la quale i due si sentono un tutt’uno, alla differenziazione che permette una separazione di ruoli e quindi ad un vero relazionarsi (Resnik, 1993).

Spesso ci ritroviamo davanti a donne, anche quando i bambini non sono più neonati, che non riescono a delegare, a chiedere di essere aiutate, ad accettare che le faccende quotidiane o che le scelte e gli atteggiamenti dei partner nei confronti dei figli, vengano affrontati e vissuti in modo diverso dal proprio; è per questo che spesso si sentono sole e con un carico notevole sulle spalle, sia fisico che emotivo.

Come spesso ci ritroviamo davanti a uomini che non hanno la capacità di vivere il processo di “responsabilizzazione” che il ruolo di padre richiede: in questi casi l’uomo tende a continuare a vivere nello stesso modo in cui viveva prima che arrivasse il figlio, come se non ci fosse stato alcun cambiamento, o comunque come se lo percepisse poco.

La riflessione che cerco di attivare con queste mamme e questi papà verte su una vera e autentica condivisione nella coppia genitoriale: l’essere in due è una fortuna e una grande risorsa da sfruttare.

Sarebbe importante fin dai primi respiri del bambino che mamma e papà si “alleassero”, condividendo davvero compiti, scelte, fatiche e gioie: questo da una parte alleggerirebbe la donna, evitando anche il rischio di creare una relazione unica e univoca col bambino e dall’altra consentirebbe all’uomo di iniziare a sentire la responsabilità del suo ruolo paterno.

Nella coppia genitoriale, l’alleanza educativa, come quella affettiva, e la condivisione, quella vera, se coltivate fin da subito permettono di vivere l’esperienza dell’essere genitori in modo sicuramente più leggero, meno faticoso, evitando di sentirsi “soli, incapaci o inadeguati”. I compiti, ma sopratutto le scelte che riguardano i figli, se condivise hanno un peso molto diverso.

La condivisione e l’alleanza tra due genitori si costruiscono giorno per giorno.

E tu che padre sei?

I padri di oggi dimostrano di avere maggior sensibilità e ricettività per occuparsi dei propri figli, rispetto al passato; possono essere partner di interazione attivi e calorosi quanto le madri.

Gli studi attuali in ambito pedagogico e psicologico, ci rivelano quanto la figura del padre sia importantissima fin da quando il bambino è nell’utero materno.

E’ stato rilevato che se il padre è poco presente nella vita del figlio, o comunque distante dal punto di vista emotivo, è maggiore il rischio di una dipendenza simbiotica tra madre e bambino, che può protrarsi nel tempo e rendere così difficoltoso il processo di autonomia. Se invece il padre costituisce una presenza sicura e affidabile per il piccolo, facilita l’attaccamento nei propri confronti e un’interazione positiva che favorisce lo sviluppo psicologico del bambino.

Un coinvolgimento paterno positivo fin dalla nascita (ancor prima, dalla gravidanza), e un sicuro attaccamento al padre durante l’infanzia, sono aspetti rilevanti nello sviluppo cognitivo ed emozionale, che si portano con sé anche quando si diventa adulti.

 L’identificazione con un padre “coinvolto e presente” permette di sviluppare nei figli un maggior senso di responsabilità personale, oltre a pazienza, empatia, capacità di posticipare le gratificazioni, autocontrollo e disciplina”. (M. Andolfi)

Non possiamo però trascurare le difficoltà di molti uomini di oggi, che alla nascita del primo figlio, si trovano a fare i conti con un ruolo che è ancora in trasformazione e ad assumere un’identità genitoriale molto differente dal modello avuto dal proprio genitore di sesso maschile. Molti padri oggi sperimentano incertezza e confusione nella relazione con i propri figli perché non hanno un modello a cui far riferimento: la genitorialità delle generazioni attuali è cambiata radicalmente da quelle passate. Il cambiamento fa si che oggi sussistano contemporaneamente non uno ma molteplici modelli di paternità, individuati da alcune ricerche psicologiche; una recente, di Francescato e collaboratori, ha identificato quattro modelli di padre contemporaneo.

Nel riassumere i risultati di questa ricerca, vorrei solamente offrire qualche spunto di riflessione, allontanandomi dal rischio di chiudersi in definizioni univoche o da possibili “etichette”. Lungi da me il voler considerare questi modelli come verità assoluta o scontata, ma è sicuramente una delle tante ricerche che possono aiutarci a riflettere.

I quattro modelli di padre contemporaneo: 

I “Padri in Travaglio”, proprio quelli che vivono con contraddizione e conflitto il ruolo genitoriale. Sono padri che si mettono in discussione, che desiderano costruire un rapporto con i loro figli diverso da quello avuto con i loro padri, senza però riuscirci completamente. Vacillano tra uno stile d’interazione democratico e un comportamento tradizionale e autoritario; hanno spesso dei dubbi sulla loro efficacia genitoriale e non si sentono del tutto soddisfatti del proprio ruolo.

I “Padri-mamme”, quelli che hanno “tratti materni”, che si prendono cura dei loro figli, manifestando apertamente gesti affettuosi e che non assumono mai atteggiamenti autoritari. I valori di questi padri sono tradizionalmente femminili, la vita professionale è vissuta come complementare alla famiglia e amano trascorrere molto tempo a casa. Tendono a sostituirsi alla madre, anziché alternarsi a lei nella cura e nell’educazione. Si tratta di papà che, pur essendo empatici ed affettivi, faticano a differenziare la propria identità genitoriale da quella della mamma del bambino.

I “Padri che non ce l’hanno fatta”, che non riescono a comunicare e a interagire positivamente con i figli. Hanno una buona immagine di sé e un buon ricordo del loro padre, ma questo sembra non bastare per farli avvicinare emotivamente ai figli. Sono uomini che replicano il loro modello paterno senza però essere consapevoli che è ormai superato, fuori tempo; oppure sono papà che cercano di differenziarsi dai loro padri ma senza crederci fino in fondo. In quest’ultimo caso si sforzano di essere “l’amico” dei figli, recitando un ruolo che non appartiene loro, ma che sembra essere l’unico rimedio al senso di inadeguatezza che percepiscono.

I “Padri che ce l’hanno fatta”, che partono dall’idea di poter far fronte con successo al loro compito di padri e che se anche sbagliano qualcosa possono sempre migliorare, senza avere la sensazione di essere dei genitori inadeguati. Questi papà sanno godere della vicinanza affettiva, capaci di far sentire la loro presenza ai figli, cercando di costruire giorno per giorno la relazione, senza darla mai per scontata. Sono uomini che nella coppia sanno diventare complementari e al tempo stesso alternarsi alla donna, che sanno mediare tra funzione materna e paterna, tra stili di paternità del passato e del presente. Rispecchiano la complessità del ruolo del padre oggi, che richiede flessibilità, sperimentazione, piccoli apprendimenti quotidiani e la volontà di voler crescere insieme ai figli, trovando compromessi tra la propria identità maschile e quella di genitore.

E tu, a che modello ti senti più vicino? Che padre ti consideri?

Dopo diversi anni di professione a contatto con le famiglie, mi sento di dire che uno degli aspetti più importanti per un padre, oltre all’essere affettuoso e presente, è quello di aderire al ruolo autorevole in famiglia. I figli hanno bisogno di sentirsi contenuti, di avere un modello fermo, coerente, che sappia dare delle regole, che possa far sperimentare la frustrazione data da un confine che non si può oltrepassare, per crescere in equilibrio con sé stessi e con gli altri.

Auguro a tutti i papà di poter mettersi in cammino, verso una paternità fatta di presenza, affetto, empatia, autorevolezza, autenticità e… anche di sbagli, perché no?

Bibliografia:

  • Francescato e collaboratori, “Il cambiamento del ruolo paterno attraverso le storie di nonni, padri e figli”, 2001.

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