Giocare per esplorare e so-stare autenticamente nello spazio
“Si può scoprire di più di una persona
in un’ora di gioco che in un anno di conversazione” Platone
Il gioco offre al bambino la possibilità di abitare il proprio spazio esistenziale. L’abitare, come indica M.Heideggher, implica la capacità di stare presso i luoghi e le situazioni, di esplorarli, di soffermarsi su di essi con la presenza del corpo, dei pensieri e dei sentimenti. Il tratto fondamentale dell’abitare è l’avere cura, il prendersi cura di ogni cosa nella sua essenza, “solo se abbiamo la capacità di abitare possiamo costruire” (M.Heideggher), affermare “ci sono, esisto” e far parte autenticamente di un luogo, sentendolo parte di noi. Il gioco è la modalità con cui fin dai primi mesi di vita ci si accosta al mondo. I neonati giocano con tutto a partire dalle proprie mani, con il proprio corpo e con quello altrui, con la voce, con le ombre, con gli oggetti che riescono ad afferrare. Sin dal primo istante in cui il bambino gioca, si riferisce sempre ad un altro: la mamma o un oggetto, svelando in questo modo, tramite l’attività ludica, l’essenza relazionale dell’essere umano.
Abitare e costruire l'ambiente
I bambini e le bambine, attraverso il gioco, lasciandosi guidare dalla loro sapienza istintiva, inventano e progettano i propri luoghi di intimità: la casetta sugli alberi, i nascondigli segreti, le tane sotto i tavoli e le coperte. Mentre giocano costruiscono e modellano i propri luoghi, significano i loro spazi e le loro relazioni. Il senso di ciò sta nel bisogno di adattare lo spazio che li circonda alla misura del loro corpo, che è indubbiamente diversa da quella di un adulto e attraverso questo passaggio e queste esperienze si può rivivere la gioia della costruzione, della creazione, della riappropriazione e condivisione del mondo, la felice conferma e meraviglia di farvi ogni giorno ed ogni istante parte.
Nel processo di interiorizzazione di un luogo e di conoscenza del mondo il bambino utilizza il gioco: inizialmente conquista lo spazio e gli fornisce un significato, poi con l’ausilio del gioco ricorre a strategie di rinforzo del significato con una serie di attività ripetute con ritualità. In tal modo, per esempio, un albero si trasforma per le bimbe in un castello e per i maschi in un fortino. Giocare è indispensabile per abitare lo spazio e per imparare a riconoscerlo come ambiente di azione, espressione, riflessione individuale e di relazione con l’altro da sé. La costruzione e la scoperta dello spazio esterno, fatta tramite il gioco, diviene metafora della costruzione e della scoperta dello spazio interiore, in cui prende forma la nostra identità. Lo psicologo russo Vygotskij sostiene che “nel gioco il bambino è sempre al di sopra delle propria età media, del proprio comportamento quotidiano; nel gioco è come se egli crescesse di un palmo. Come il fuoco di una lente di ingrandimento, il gioco contiene tutte le tendenze dello sviluppo in forma condensata”.
Il gioco si colloca, perciò, nell’orizzonte della progettualità di un/a bambino/a: ci indica ciò che egli può essere e ciò che potrebbe diventare. Il gioco è un importante atto creativo presente nella famosa zona di sviluppo prossimale descritta da Vygoskij; zona della mente umana nella quale prendono forma e germogliano le più importanti competenze in tutte le aree di apprendimento, compresa la capacità di abitare e so-stare nello spazio. Mentre un bambino gioca si sta dedicando alla formazione di se stesso, compiendo continui progressi e sviluppando capacità in tutti gli ambiti di apprendimento. L’adulto quando si accinge a progettare spazi pubblici e privati per il gioco dei più piccoli dovrebbe “accostarsi ad essi con gli occhi dei bambini” per comprendere la specificità con cui un bambino si approccia allo spazio, farla propria e non tradirla (M.Amandini). Nel pensare e costruire angoli e spazi di gioco è importante conciliare presupposti essenziali come la sicurezza e l’accessibilità ai bisogni evolutivi e ai desideri dei più piccoli. Fornirò di seguito alcuni stimoli per costruire angoli di gioco opportunamente pensati per promuovere autonomia, creatività e riflessione negli spazi educativi.
Suggerimenti e strategie
Lo spazio va identificato e proposto in un luogo preciso, facilmente accessibile, all’altezza dei più piccoli e preferibilmente con immagini, disegni o simboli che ne indicano con chiarezza il proprietario. Sono i bmabini e le bambine a decidere che oggetti e persone portare con sé per condividere i “loro segreti”.
Un angolo privato: “Nel manifesto delle esigenze abitative” redatto dai bambini di Carreggio i/le bambini/e per descrivere la loro casa ideale introducono la parola "intima". E’ importante riservare uno spazio privato e personale ai minori all’interno delle mura domestiche, a maggior ragione in case condivise e vissute da più persone. L’angolo privato è una piccola porzione di spazio in cui i più piccoli ne diventano direttamente custodi e responsabili e dove possono entrare più profondamente in relazione con se stessi e con gli oggetti e i luoghi che maggiormente amano. Prestabilendo dei sani confini tra i bambini e tra bambini e adulti e assegnando spazi e oggetti privati per ciascuno di essi, si favorisce la differenziazione e si offre a ciascuno il diritto alla riservatezza e all’intimità.
Angoli per la lettura e per l’ascolto: Il pensiero narrativo ha origini lontane, è il pensiero umano per eccellenza, proprio perché la nostra mente lavora tramite narrazioni, e si radica sulle strutture profonde della persona, che vive in un intreccio di relazioni e narrazioni. Anche in educazione, oggi, è importante prevedere spazi di ascolto e narrazione per far ricercare appassionatamente ai più piccoli i significati del vivere umano anche attraverso la lettura, il racconto e l’ascolto di storie reali e fantastiche; per promuovere generativi scambi di parole, sogni e desideri. Quando la narrazione è accompagnata dalla relazione “il clima nello spazio” diviene carico di magia: un momento di grande intensità e complicità emozionale fra il bambino e l’adulto.
Racconti e storie: uno spazio narrativo
E’ importante che bambine e bambini abbiano nelle loro case e nei luoghi che frequentano (scuole, centri educativi…) uno spazio dove leggere storie, raccontarle ed ascoltarle: una semplice biblioteca accessibile e ordinata, con libri adatti alla loro età. I volumi dovrebbero essere collocati su scaffali o espositori, in modo che siano visibili e facilmente raggiungibili anche dai più piccoli. Accanto alla libreria sarebbe indicato prevedere anche uno spazio comodo per gustarli con tutti i sensi in solitudine o con l’altro da sé e dove prendere, donare e scambiare pensieri e parole. Sarebbe, inoltre, significativo costruire la “Scatola della Storia” con oggetti di recupero, in particolare tratti dal mondo naturale, che evocano nella fantasia del bambino le sequenze narrative del racconto e i ricordi dell’ambientazione. (Es: una scatola narrativa che ricrea la magia del bosco o del mare con legnetti, pigne, conchiglie, sabbia…)
Natura ed esperienze outdoor
Ad esempio da un ambiente ricco di stimoli (come quello naturale) l’attività spontanea d’esplorazione (e di avventura) si può tradurre con i compagni e con l’aiuto di un adulto in un progetto, nella scoperta di nuovi scenari e nella costruzione di divertentissimi giochi per re-inventare con libertà il proprio spazio e tempo presente. (Es: dalla scoperta di un formicaio «Un formicaio, ma dove vivono le formiche? Cosa mangiano? L’erba, le foglie? Facciamogli una piscina» «Attenzione!! Le formiche non sanno nuotare. Salvataggio! Facciamogli un ponte» fino alla progettazione di un villaggio per le formiche )
Angoli per il movimento: giochi apparentemente privi di obiettivi come correre, saltare, arrampicarsi, fare capriole, stare in equilibrio producono nel bambino piacere e divertimento e gli consentono di affermare la propria individualità, acquistare sicurezza, autocontrollo. Bmabine e bmabini attraverso l’azione ed il movimento, con l’utilizzo di tutti i suoi sensi, esplorano e conoscono la realtà, immersi in spazi che gli permettono di compiere questo processo di apprendimento.
“Gli ambienti entro cui si stagliano le esperienze ludiche del bambino costituiscono particolari luoghi attraverso cui osservare la realtà, affrontare ostacoli, misurarsi con gli altri e con le regole, esprimersi, intervenire in modo attivo, mettersi alla prova: conoscere la vita” M.Amadini
Angoli per la lentezza: l'infanzia è quel momento che non vive pienamente il proprio spazio in modo occasionale, ma ha bisogno di perdere tempo per stare presso le cose ed i contesti ludici. È il tempo speso nei luoghi, con gli oggetti e le persone che li abitano, che rende quei posti tanto importanti. Uno spazio di gioco autentico è quello in cui il piccolo impegna costantemente il suo tempo e le sue energie e sperimenta delle routine:
“ È necessario che per parecchio tempo siano sempre gli stessi luoghi il campo di esplorazione del bambino, perché vedendo costantemente le stesse cose egli impara a riconoscerle e ritrovarle nei medesimi posti.” M.Montessori
...e aggiungerei ad amarle. Le routine sono ciò che rendono i luoghi carichi di significato; come rispose la Volpe al Piccolo Principe “un rito è quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore”. Partendo dal gioco si può giungere ad una piena consapevolezza del luogo e dello spazio che i bambini abitano: creando nei bambini una mappa interiore fatta di riti, routine, esperienze sensoriali, relazioni; invitandoli, inoltre, a “riflettere sulla propria mappa per raccontarla”. Nel mondo delle bambine e dei bambini è importante che venga riscoperto il tempo dell’indugio e della lentezza (Zavalloni): lo notiamo quando sanno perder tempo per oggetti semplici, come una bottiglia, un bottone, un cartone, i quali diventano così importanti che, se ne vengono privati, piangono. O quando ammirano la bellezza della natura, dei fiori, del cielo, degli animali. La lentezza è quel valore che conferisce misura alle cose, è la possibilità di riempire di senso i momenti, le attese, lo stare insieme.
Articolo a cura di Dott.ssa Elena Savani, insegnante di sostegno, formatrice e pedagogista clinica
Bibliografia
- M. Amadini, Crescere nella città. Spazi, relazioni, processi partecipativi, Editrice La Scuola, Brescia, 2012.
- M. Amadini, I bambini e il senso dell’abitare, Junior Edizioni, Brescia, 2017
- M. Amadini, Infanzia e famiglia. Significati e forme dell’educare, Editrice La Scuola, Brescia, 2011.
- M. Azzarà, Case anche per bambini. Educare i bambini attraverso lo spazio domestico, La Meridiana, Molfetta, 2014.
- M.Heideggher, Saggi e discorsi, Mursia, Milano, 1991.
- M.Montessori, Il segreto dell’infanzia, Garzanti Editore, Milano, 1999.
- L.Vjgoskij, Il ruolo del gioco nello sviluppo mentale del bambino, Armando Editore, Roma, 1966.
- G. Zavelloni, La pedagogia della lumaca. Per una scuola lenta e solidale, EMI, Bologna, 2008.
Citazioni
- M.Heideggher, Saggi e discorsi, Mursia, Milano, 1991, p.110
- L.Vjgoskij, Il ruolo del gioco nello sviluppo mentale del bambino, Armando Editore, Roma, 1966, p. 675.
- A titolo esemplificativo: M.Amadini nel suo testo Infanzia e famiglia, Significati e forme dell’educare rileva alcune interessanti differenze di approccio spaziale tra adultità e infanzia. Peculiarità che si evidenziano anche nelle modalità con cui i bambini si approcciano agli spazi durante l’attività ludica: mentre l’adulto osserva gli spazi urbani dall’alto al basso, il bambino contempla i medesimi spazi dal basso verso l’alto i bambini fanno un uso non convenzionale degli spazi: producono novità i bambini sviluppano un forte attaccamento emotivo agli oggetti e danno vita a forme, materiali, sostanze la modalità specifica con la quale un bambino conosce la realtà è l’approccio ludico in uno spazio il bambino cerca la relazionalità con cose e persone per accostarsi a conoscere un luogo il bambino ha tempi diversi rispetto a quelli dell’adulto; il bambino ha bisogno di “perdere tempo” per stare preso le cose.
- M.Amadini., Infanzia e famiglia. Significati e forme dell’educare, p. 92.
- M.Montessori, Il segreto dell’infanzia, Garzanti Editore, Milano, 1999, p. 66.
- A. De Saint –Exupery, Il piccolo Principe, Bompiani, Milano, 2000, p. 94.
- G. Zavalloni, La pedagogia della lumaca. Per una scuola lenta e solidale, EMI, Bologna, 2008. Dirigente scolastico, e per sedici anni insegnante della scuola dell’infanzia, artista, burattinaio, illustratore, ideatore e promotore della “pedagogia della lumaca”, curatore dei siti internet www.scuolacreativa.it, www.pedagogiadellalumaca.org, www.ortidipace.org e www.dirittinaturalideibambini.org