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Aggressività: Accompagnamento, Accoglienza e Autonomia

A cura di Dott.ssa Martina Pinaroli, Pedagogista ed Educatrice

Aggressività e bambini/e: una tematica che sentiamo spesso la necessità di affrontare per via della ricorrenza degli episodi quotidiani e della difficoltà da parte dell’adulto nel mettere in atto comportamenti efficaci con i più piccoli, al fine di gestirla al meglio.

Ma facciamo qualche passo indietro… che cos’è l’aggressività?

Da dove deriva? Se vi chiedessi in questo momento di figurarvi nella mente un’immagine che la possa rappresentare, ciascuno di voi penserebbe ad una cosa differente. Questo perché ognuno la vive in modo differente e spesso gli adulti dimenticano che è così anche per i bambini.


Tu dici che io sono uno straniero
ma non è vero
io sono bianco, sono giallo, sono nero
ma non è questo
E’ un pretesto per nascondere qualcosa
una cosa da pidocchi
una cosa vergognosa
che si vede nei tuoi occhi quando esci
quando aggredisci
quando capisci che tu non hai ragione
E allora tu impazzisci e picchi forte, perché senti più in fondo
che cos’ è che non va, cosa è successo
che io sono straniero nel tuo mondo
ma tu sei straniero di te stesso.

Rima dello straniero, Bruno Tognolini

L'aggressività è un comportamento che ha origini differenti e più complesse di quel che sembra: per questo motivo, molte volte, quando il bambino manifesta comportamenti aggressivi, notiamo subito ciò che «vediamo» (morsi, pugni, linguaggio, postura corporea, mimica facciale…) e non quello che sottostà a questa manifestazione.

«Il termine aggressività riveste una pluralità di significati e include fenomeni molto diversi l’uno dall’altro, quali comportamenti, risposte emotive e processi cognitivi.»

Dizionario Treccani

Secondo gli studi etologici di K. Lorenz (1903-1989), l’aggressività può essere definita come una pulsione interiore dell’essere umano, che genera i comportamenti di ‘’attacco’’ verso l’altro. In origine, era scatenata per motivi di sopravvivenza della specie umana, quindi, la difesa, la lotta e il dominio dell’ambiente circostante.

Ricordiamo inoltre che questo termine deriva dal latino «ad-gredior», ovvero, «andare verso». Andare verso, spostarci per… sono azioni che ci fanno pensare ad un comportamento che mettiamo in atto perché ne sentiamo il bisogno. L’aggressività quindi NON è un’emozione, ma è piuttosto un comportamento che agiamo come conseguenza di un’emozione o di un sentimento che proviamo. Il fatto che non sia un unico fattore a scatenare l’aggressività, rende più difficile in certi casi capire come e perché si è manifestata: il bambino ha espresso atteggiamenti aggressivi in risposta ad un’emozione di paura? Di rabbia? Di frustrazione o di tristezza?

Aggressività e fasi di sviluppo

Consideriamo sempre l’età del bambino: ogni fase di sviluppo è costituita da una componente cognitiva, fisiologica e motoria.

La «fase del morso» è una tappa fisiologica e naturale,  attraversata dalla maggior parte dei bambini (fino ai 12/18 mesi). Durante la «fase orale» (descritta da Freud) il bambino prende conoscenza degli oggetti portandoli alla bocca e tentando di morderli. Anche Piaget, nello stadio «senso-motorio» parla della conoscenza del mondo attraverso la bocca. Questo chiaramente, non è un morso dato per ‘’andare verso’’ l’altro, ma piuttosto per…."assaggiarlo"!

Verso e dopo i 18 mesi, il bambino inizia a capire che ‘’mordere’’ ha un significato anche interazionale, cioè è un modo per comunicare con l’altro lanciando dei messaggi. A questa età comunque , NON C’È VOLONTÀ DI FARE MALE all’altro! Il morso è una modalità di comunicazione corporea attraverso cui bambini e bambine esprimono le proprie intenzioni agli altri, per entrare in relazione o inserirsi in un’attività di gruppo. 

Solitamente, con la comparsa del linguaggio (che permette la comunicazione sociale), questi episodi diminuiscono.

Urla sopra le urla?

… no grazie! Cerchiamo di evitare di sgridare il bambino alzando la voce e facendoci sopraffare dalle emozioni: a seconda dell’età possiamo trovare le parole giuste per guidarlo nel poter gestire il suo comportamento. Arrabbiarsi con il bambino intavolando lunghi discorsi e spiegazioni serve a poco: stiamo buttando benzina sul fuoco. Meglio poche parole, ma che siano chiare e pronunciate con fermezza. E questo non vuol dire ‘’lasciarlo fare’’, perché nel caso in cui vede che un comportamento funziona, probabilmente lo riproporrà in futuro.

Ricordiamo sempre che i bambini e le bambine sono in grado di capirci se utilizziamo un linguaggio semplice ma efficace.

Aggressività o Violenza?

Non esistono bambini violenti: fino all’età di 10 anni circa il bambino non possiede l’intenzionalità cognitiva per essere un violento (erroneamente vengono definiti ‘’bulli’’). Inoltre, fino ai 6 anni i bambini hanno una naturale tendenza ad autoregolarsi per gestire la loro litigiosità, anche di carattere fisico.

L’ambiente circostante

Che cosa può far innescare un comportamento aggressivo nel bambino? A volte le cause non sono così evidenti e l’adulto non sa come comportarsi. Proviamo allora ad osservare il piccolo a 360 gradi, cercando di capire da dove deriva il suo malessere: lo abbiamo portato in un ambiente nuovo? Magari pieno di persone o carico di stimoli? C’è qualcosa che in questo periodo  può causargli del disagio o frustrazione ? Per esempio, la nascita di un fratellino, il cambio di casa, di orari o di routine o l’assenza di un genitore per lavoro.

Anche la Coesione educativa degli ambienti non è da sottovalutare: quando il bambino percepisce differenti regole e modi di relazionarsi a  seconda dell’ambiente che frequenta (casa, scuola, sport…), si comporta di conseguenza in modo diverso a seconda del contesto.

Pure lo Stile Educativo adottato ha la sua influenza: per esempio, se è molto rigido, sia a casa che a scuola, può indurre il bambino a riversare la propria frustrazione sulle cose o sugli altri per mezzo di comportamenti aggressivi.

Così come l’esposizione frequente e continua agli Schermi (tablet, smartphone, computer e televisione) può, per una serie di cause concatenanti e scatenanti, influire sulle emozioni e quindi sulla manifestazione di determinati comportamenti.

Aggressività e Conflitti tra pari

Durante un conflitto tra pari sarebbe meglio se l’adulto… non facesse nulla! Daniele Novara, direttore del CPP, porta avanti da anni il metodo maieutico del «litigare bene», ovvero, insegnare ai bambini che il conflitto è positivo e va gestito in modo autonomo. Se il bambino impara a litigare bene, ricorrerà sempre meno all’aggressività, perché saprà negoziare nel luogo e nel momento giusto, con i pari e con gli adulti.

Se l’adulto non interviene il bambino impara a STARE nel conflitto, e quindi a scontrarsi con pensieri e modi di fare diversi dal proprio, ricercare la relazione con gli altri, cogliere l’opportunità del conflitto in chiave di occasione di confronto e scambio, esprimere e riconoscere socialmente le proprie emozioni e quelle degli altri.

Perché per un bambino che mostra atteggiamenti aggressivi è importante confrontarsi con gli altri? La logica dei bambini non è quella di rimanere esclusi, ma di fare parte del gruppo. E sono meccanismi che si imparano facendo esperienza e intraprendendo relazioni con il gli altri, senza un adulto che fa da «arbitro» o che gestisce la situazione.

NB: questo non vale per gli adulti! Se il bambino prova a colpire, a picchiare o a mordere un genitore, educatore/insegnante, va fermato con autorevolezza. Come? Semplicemente guardandolo negli occhi e dicendo un NO chiaro e fermo. La relazione in questo caso non è tra pari ed è sano che egli comprenda che l’adulto ha un ruolo diverso: tracciamo bene il confine tra quella che è la negoziazione con un amico/compagno e il rispetto per la figura adulta… aiutiamolo a non confondere il tipo di relazione, che con l’adulto è asimmetrica (non sullo stesso piano).

Ci sono poi delle piccole strategie...

...per affrontare queste esperienze sul momento e per lavorarci nella quotidianità di tutti i giorni!

1.Diamo al bambino il tempo di calmarsi

È inutile iniziare discorsi o spiegazioni quando è ancora molto agitato.  Aspettiamo qualche minuto e nel frattempo diamogli rassicurazione e contenimento emotivo. È quello di cui ha bisogno in quel momento. 

2.Ascoltiamolo

Chiediamo al bambino come si è sentito e diamo insieme un nome alle emozioni che hanno provocato in lui il comportamento aggressivo. Facciamolo pensare a che soluzioni alternative può trovare per risolvere la situazione senza usare l’aggressività. Nel momento in cui si sente riconosciuto nella sua intenzionalità, la sua rabbia tende a ridursi.

3.Educhiamolo alle emozioni

Un bambino che impara a conoscersi e a riconoscere le proprie emozioni, saprà ritrovarle anche negli altri. Un bambino che si vuole bene, saprà volerne. Lavoriamo sul suo benessere emotivo, creiamo occasioni in cui possa relazionarsi con gli alti, facciamogli sperimentare l’aiuto reciproco, il rispetto e la condivisione.

4.Rinforziamolo!

Rinforziamo i comportamenti positivi affinché possa sentire che abbiamo fiducia in quello che sta facendo e in lui, crediamo nelle sue competenze e capacità di problem solving e nella messa in pratica di azioni socialmente condivise.

Vi lascio con l’augurio di accogliere e accettare in modo positivo l’aggressività che fa parte del bambino, così come dell’adulto. Di poter stare vicini ai bambini e alle bambine per educarli a riconoscerla e gestirla… guidandoli in una direzione finale di pace e benessere individuale e di gruppo!

Bibliografia albi illustrati

  • “Sono Io Il Più Forte”, M.Ramos, Babalibri
  • “Grrr!”, J. Maubille, Babalibri
  • “Che Rabbia”, M. D’allancè, Babalibri
  • ‘’Il Litigio”, C. Boujon, Babalibri
  • “Mio, Mio, Mio”, M.Van Zeveren, Babalibri
  • “No, No E Poi No!”- M. D’allancè, Babalibri
  • ‘’La Grande Azzuffata’’, D.Calì, S. Bloch, Edizioni Clichy
  • ‘’Un Cucciolo di nome Furia”, S. Bhadra, Terredimezzo
  • ‘’Non sarai mica arrabbiato?’’, Toon Tellegen, Rizzoli
  • ‘’Urlo di mamma“, Jutta Bauer, Nord-sud Edizioni
  • ‘’Rime di rabbia’’, B. Tognolini, Salani

Bibliografia 

  • Cosolo Marangon P., «Bambini che mordono: come comportarsi», articolo aggiornato il 24/02/2020 sulla rivista Uppa.it
  • Fagiani B., Ramaglia G, «L’aggressività in età evolutiva», Carocci Editore, 2006
  • Huston, A c., Donnerstein, E., Fairchild, H., Feshbach, N. D., Katz, P. A, Murray, J. P. Rubinstein, E. A, Wilcox, B. L., & Zuckerman, D. (1992). «Big world, small screen: The role of television in American society»
  • Novara D., «Litigare fa bene. Insegnare ai propri figli a gestire i conflitti, per crescerli più sicuri e felici», Rizzoli, 2015
  • Stroppa A., «Conflitti che rottura. L’aggressività in età evolutiva», Anfaa, 2012
  • Trematore M., Zanella F.,≪I terribili due anni≫, articolo aggiornato il 14/02/2020 sulla rivista Uppa.it

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