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Cura di Sè

L’Insicurezza: pregio e occasione di Riflessività nella Pratica Educativa

A cura di Dott.ssa Camilla Melchiori, Educatrice e Formatrice 

Nel lavoro d’equipe, nel crescere un figlio o nella vita di tutti i giorni si cerca spesso un confronto e un supporto negli altri. Tutti noi, almeno una volta, abbiamo incontrato quella persona che sembra avere la risposta a tutti i dubbi e le domande, che da l’impressione di essere sempre sicura di sé. È rassicurante sapere che si può contare su di lei.

In-Sicurezza 

Si considera la sicurezza in sé stessi come un grandissimo pregio… e sicuramente lo è.

Quello su cui bisognerebbe fermarsi a riflettere è se il suo contrario, l’insicurezza, sia effettivamente un difetto.

Uno dei rischi nella pratica educativa è quello di inserire “il pilota automatico”: si prendono decisioni, si danno regole o si agisce senza fermarsi troppo a pensare. Non facciamocene una colpa, non lo facciamo intenzionalmente: a volte, nelle giornate intense, quando si hanno tante cose a cui pensare può succedere. Ci perdoniamo, ma dobbiamo farci attenzione. Il “pilota automatico” e il suo famoso compagno di vita “abbiamo sempre fatto così”, sono sempre dietro l’angolo!

“La frase più pericolosa in assoluto è: Abbiamo sempre fatto così.”

Grace Murray Hopper

Come difenderci da questi due schemi abitudinari pericolosi?

Potremmo quasi chiamarli “bulletti educativi”, in quanto opprimono in modo inconscio la nostra capacità di riflettere e di ripensare all’azione da altri punti di vista.

Ecco entrare in gioco l’insicurezza. Non si parla certo di quella paralizzante che non ci permette di prendere decisioni o che ci fa vivere nel dubbio, ma intendiamo piuttosto quella vocina nella testa che noi care-giver, educatori o insegnanti, sentiamo di tanto in tanto.

Nelle giornate in cui ci affianchiamo ai bambini facciamo scelte, adottiamo strategie e spesso ci domandiamo: “E ora cosa faccio?” “Avrò fatto bene?” “Sarà stato giusto così?” “Non sarebbe stato meglio se…”.

Quella vocina, a volte un po’ opprimente, diventa parte del nostro bagaglio professionale e personale, ed è grazie a lei che ci prendiamo del tempo per riflettere e ripensare le pratiche.

La riflessività è definita da Loredana Perla “il modo di conoscere del professionista riflessivo che ‘guarda se stesso’ per comprendere ed eventualmente modificare la logica dei suoi atti, delle sue azioni, dei suoi comportamenti” (G. Bertagna, P.Triani)

Diventa quindi evidente che questa pratica di autoanalisi di ascolto di se stessi sia un’attitudine fondamentale nelle professioni educative.

Non è necessario trovare una risposta “giusta” o perfetta, anche perché non sempre è possibile trovare una verità assoluta che vada bene per tutto e tutti. Possiamo anche lasciare che queste domande e questo sentire si sedimentino nel nostro essere e ci accompagnino.

Fare e Disfare, Prove ed Errori

In questo senso dobbiamo rivedere l’insicurezza come un pregio in educazione, perché ci permette di prenderci del tempo di sospensione, un respiro, in cui farci delle domande e interrogarci sulle pratiche e sul senso delle cose. Facciamo pace con quella vocina, ascoltiamola, trattiamola con rispetto… e sì, a volte zittiamola con la nostra competenza!

Ci sarà così possibile agire delle pratiche non per forza perfette ma pensate e dense di significato.

“Buon lavoro a tutti e siate fieri delle vostre insicurezze!”

Bibliografia: 

  • Dizionario di Didattica- Concetti e Dimensioni Operative, G. Bertagna, P.Triani, Ed. La Scuola, 2016

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